La storia di Villa de Maistre

Dopo varie appartenenze, nel 1360 Borgo Cornalese fu infeudato a Ludovico Costa che era tesoriere dei principi d'Acaya. Agli inizi del 1400 i Costa avevano consolidato la loro posizione tanto da creare grandi rivalità.

Si narra che nel 1412 i carmagnolesi, approfittando dell’assenza di Luigi Costa, saccheggiarono e incendiarono il castello di Fortepasso. II Costa saputo del fatto, arrivò con 1500 uomini. Nascostosi nel bosco sulla riva del Po, fece uscire dei bovari per attirare nell'imboscata gli ignari carmagnolesi, i quali caddero nell'agguato lasciando nelle mani dei Costa ben 400 prigionieri. Nel 1492 Bono Giovanni Costa bonificò il territorio nella cui boscaglia si annidavano ogni sorta di malviventi e gente equivoca, esponendo nel Borgo forche e berline.

II 5 ottobre 1560 Bongiovanni Costa, fece sottomissione al Duca Emanuele Filiberto, ottenendo in cambio Polonghera.Nel 1601, il Marchesato di Saluzzo veniva militarmente annesso ai Savoia, con esso anche il contado di Borgo Cornalese, che continuava ad appartenere ai Costa della Trinità. Nel 1775 figuravano proprietari del contado oltre ai Costa anche il Conte Pastoris ed il Marchese Parella di San Martino. A quest'ultimo nel 1792 subentò il duca Eugenio Laval de Montmorency che divenne tra I'altro proprietario del mulino e, nel 1830, anche della settecestesca villa, che volle trasformare in una grande residenza, ampliandola. II duca la donò alla moglie Anne Costance de Maistre, figlia di Joseph de Maistre, I'insigne filosofo delI’epoca che fu presidente del Parlamento della Savoia, governatore della Sardegna e in seguito ambasciatore dei Savoia presso lo Zar a San Pietroburgo. La duchessa Costance trascorreva lunghi periodi a Borgo, alternati con soggiorni a Chambery, in Francia, dove la famiglia era originaria.

Nella Villa di Borgo riceveva amicizie illustri, tra le quali ricordiamo quella della marchesa Giulia di Barolo. Una cappella posta nel grande giardino accolse Don Bosco, di cui i de Maistre furono benefattori.

La duchessa Costance si spense il 2 aprile 1882, alI'età di 90 anni. Inumata nel sepolcreto di famiglia, nei sotterranei della chiesa, riposa con altri familiari; ultima nel 1964, la raggiunse la contessa Genoveffa da Digione.

II Conte Joseph de Maistre aveva un fratello: Xavier (1763-1852), ufficiale delI'esercito piemontese ed illustre scrittore.Oggi tra i discendenti troviamo un altro Xavier. Nato a Torino il 1° aprile del 1949 e cresciuto nella residenza di Borgo Cornalese, incisore di acqueforti. Le sue opere si possono ammirare nelle gallerie di tutto il mondo.

La Villa è una delle principali attrattive del territorio e ad oggi è chiusa al pubblico. Di fronte, visibile dal cancello di ingresso, si può vedere il giardino all’italiana dove trovano spazio oltre 100 rose di svariati tipi e colori.

Sul retro si può ammirare il parco di 16 ettari dove ci sono faggi, querce, tigli, pioppi e tante altre piante che ogni anno ospitano diverse specie di uccelli migratori come beccacce e gruccioni.

Lo stemma della stessa città di Villastellone riporta delle calendule dorate che sono tratte dallo stemma della famiglia de Maistre.

Joseph de Maistre (1753-1821)

- Chambery, a scuola dai Gesuiti.

- Torino, laurea in diritto.

- Ritorno a Chambery, come magistrato + senatore del regno.

- Con la Rivoluzione Francese nel 1792 si rifugiò ad Aosta.

-1793.Vittorio Amedeo III lo inviò a Losanna come emissario per render conto degli avvenimenti francesi.

-Trasferitasi la corte sabauda a Cagliari Carlo Emanuele IV gli diede l’incarico di Reggente della Grande Cancelleria, che in pratica significava promuoverlo a Governatore della Sardegna o 1° magistrato.

-1802. A Carlo Emanuele IV successe Vittorio Emanuele I, che lo inviò alla corte dello Zar Alessandro I come ministro plenipotenziario.

Qui si vide il suo talento: conquistò la stima e la simpatia dell’ambiente russo vicino alla Corte, e la fiducia dello Zar, che lo considerò suo consigliere.

Joseph fece notare allo Zar le pericolose mire espansionistiche di Napoleone, che rischiavano di alterare l’unità e l’equilibrio europei. Infatti Napoleone iniziava la campagna Russa. Poco dopo lo Zar fu sconfitto in alcune battaglie. Lo Zar si accordò con Napoleone abbandonando gli alleati europei.

Fu un duro colpo per Joseph, che non aveva fatto altro che sognare la sconfitta di Napoleone. Egli giustificò lo Zar dicendo che l’accordo con Napoleone era stato fatto per amore del popolo Russo e per i suoi soldati che si erano battuti con coraggio. Queste parole piacquero molto ad Alessandro I e furono per lui come un colpo di frusta. Da questo momento fino all’inizio della guerra patriottica i consigli di Joseph influenzarono molto la condotta dello Zar.

Joseph credeva nell’unità degli alleati, ma pensava anche, e lo scrisse, che lo Zar, in quel momento colpito da una crisi mistica, non fosse in grado di comandare le truppe.

Il forte senso di patriottismo rinato in Russia, unito all’invidia di grossi personaggi della Corte nei confronti di questo straniero Joseph, amico dei Gesuiti, e allo stesso tempo il risentimento dello Zar nei suoi confronti per quello che aveva espresso, causarono un rapido declino alla stima che gli era stata accordata. Fu ostacolato in tutti i modi e messo praticamente in disparte. Per lui fu una vera tragedia, soprattutto perché il suo sogno era proprio quello di vedere questo nuovo cambiamento storico ma soprattutto europeo: la sconfitta di Napoleone e il riassetto dei poteri. Era il momento che lui voleva vivere direttamente come partecipe degli eventi, e invece se ne dovette purtroppo andare da San Pietroburgo e ritornare a Torino.

Ottenne dopo poco dal Re il grado di Reggente della Grande Cancelleria, lo stesso incarico che aveva anni prima ottenuto in Sardegna.

“Non riesco mai a fare quello che voglio, mi fanno fare sempre quello che non voglio” disse.

Morì a Torino nel 1821 e sembra che le sue ultime parole siano state: “Je meurs avec l’Europe”.

 

In conclusione possiamo quasi dire che fu uno dei precursori dell’Unità Europea, non l’unità del soldo ma quella di una politica comune e addirittura pensata come unione di credi religiosi sotto la supervisione della chiesa di Roma.

Xavier de Maistre (1763-1852)

Il carattere di Xavier era del tutto diverso da quello del fratello Joseph, da lui considerato quasi un padre.

Xavier era un romantico con una grande sensibilità nei confronti della natura e degli uomini.

Aveva un grande senso del dovere come militare, ma anche uno spirito avventuroso e artistico.

Un duello a Torino gli procurò 42 giorni di arresti domiciliari, quando aveva 26 anni.

Fu uno dei primi a cimentarsi, insieme ad un amico, nel volo sulla mongolfiera .

Ufficiale nel reggimento di marina di Alessandria, approfittò degli arresti domiciliari per scrivere “Le voyage autour de ma chambre”, che il fratello Joseph gli fece pubblicare a Torino nel 1794 e che diede a Xavier una certa notorietà.

La pressione di Napoleone e la perdita della sua Savoia lo spinsero in Russia a S. Pietroburgo dal fratello Joseph.

La sua bravura come pittore lo aiutò all’inizio: per sopravvivere ritrasse molti personaggi della corte e fu molto apprezzato. Cercò di farsi dare uno stipendio dal Re di Sardegna in quanto ufficiale, e non riuscendoci entrò nell’esercito russo per contrastare Napoleone. Vi entrò come ufficiale e arrivò al grado di generale; fu anche ferito in Georgia.

Sposò Sophie Zagriasky, polacca, damigella d’onore degli Zar.

Passati vent’anni dal duello famoso, nel 1825 ritornò in Italia per curare i figli malati di tisi. Acquistò una casa a Posillipo e vi si stabilì per qualche anno. Perse purtroppo i tre figli, rivide la Savoia, andò a Parigi e ritornò poi a S. Pietroburgo con la moglie. Morì a S. Pietroburgo nel 1852, a 89 anni.

Questa vita un po’ da esule senza un vero punto di riferimento gli fece scrivere ad una sorella una lettera piena di ricordi affettuosi per Aosta, città dove visse per qualche anno. Un estratto della lettera dice così:

“Ce coin de terre ou j’ai longtemps desirè me fixes pour toujours, ou je passé des jour si heureux, m’interesse autant que ma patrìe, je ne m’en rapelle jamais les hivers et les mauvais temps; il me semble que le ciel y est toujours serein et les arbres en fleurs.